Expo 2015 per grandi e piccini
Per prima cosa, va detto, c’è da scarpinare parecchio. Dentro, ma anche fuori. Dai tornelli della fermata (M1) Rho-Fiera all’ingresso Ovest di Expo, la strada è piuttosto lunghetta. Ecco perché Chicco avrebbe fatto una gran buona azione, se avesse offerto i suoi passeggini di cortesia all’arrivo dei treni, piuttosto che all’entrata della fiera. Una volta arrivati vivi (senza passeggino) fin lì, quelli di Chicco vien voglia di menarli. E noi, che siamo per la non violenza, ci siamo portate il nostro, di passeggino.
I bambini da 0 a 3 anni non pagano. Resta il fatto che bisogna “acquistare” un ingresso farlocco anche per loro (non costa nulla, ma va chiesto alla biglietteria) (anche se mi risulta che alcune privilegiate siano entrate con il media pass…).
Armatevi di pazienza: la coda nella foto qui sopra è quella delle 9.30 del mattino di un giorno feriale. Per evitarla fate colazione a casa, una lunga doccia in tutta calma, e presentatevi in fiera in tarda mattinata o nel pomeriggio.
Expo si fa perdonare la questione dei passeggini, fornendo una decina di aree nursery aperte a cambio e “pappa”, davvero complete di tutto (pannolini di varie taglie, fasciatoio con telini usa e getta, lavandino, poltrona e cuscino per allattare) (per sapere dove trovarle, chiedete la Baby Map nel Chicco point prima dei cancelli di Expo o in un qualsiasi info point interno. Già che ci siete, chiedete anche la Family Map).
Mangiare a Expo, a meno che non vogliate nutrirvi di chicchi di grano saraceno (gentilmente offerti dal padiglione Estonia) o rubare frutta e verdura dagli orti disseminati un po’ ovunque, non è per niente economico (altro che cibo sostenibile). Sedersi a tavola nei ristoranti di tutto il mondo ha il suo prezzo (ho provato la Churrascharia Brasil, il ristorante emiliano della Cascina Triulza, e Eataly). La prossima volta voglio provare l’Andy’s (Warhol) Corner (padiglione della Slovacchia). Per garantirsi i suoi 15 minuti di celebrità, pare abbia tenuto i prezzi bassi e riempito i piatti. Altrimenti, alla portata di tutte le tasche, c’è sempre il padiglione McDonald’s.
Io non ho saputo rinunciare ai croissant appena sfornati (all’uscita del padiglione Francia) e alle focaccette con lo stracchino di U Giancu (padiglione Eataly – regione Liguria, soltanto fino a fine giugno).
Cosa mi è piaciuto di meno?
Non aver mai visto in circolazione il People Mover, che in certi momenti avrebbe fatto molto comodo alle mie gambe affaticate (qualcuno di voi ha mai incrociato questo autobus fantasma, questo mostro di Loch Ness milanese? Voglio almeno una foto che ne provi l’esistenza!). Mi hanno un po’ infastidito i padiglioni troppo didascalici (ho avuto la forte tentazione di fuggire dal padiglione israeliano spernacchiandoli) e il fatto che sto aspettando da ieri mattina la password per accedere alla digital media room (“ti abbiamo inviato la password via mail”. eh, come no, rapidissimi proprio… alla faccia dell’immediatezza della Rete) (per fortuna avevo le mie, di foto).
Cosa mi è piaciuto di più? L’architettura dei padiglioni (alcuni deliziano davvero la vista), i colori, i profumi, gli accenti, e tutto quel verde dentro e fuori (noi milanesi mica ci siamo abituati). La voglia, che ancora mi è rimasta, dopo tre giorni di visite “accaldate”, di vivermi questo enorme “parco dei divertimenti”, finché c’è. Di portarci mia figlia e di (farle) vedere ogni singola cosa (e ho già deciso che ci tornerò). Belle anche le terrazze per guardare il bailamme dall’alto (per esempio quelle del padiglione American Food e dell’Angola), le altalene dell’Estonia e il loro angolino del video tutorial per imparare a ballare la polka, il clima del padiglione Australia, l’albero musicale della Slovacchia e l’esterno verdissimo del padiglione Israele.
P.S. Se volete camminare, sospesi in aria, sulla famosa rete del padiglione Brasile (ne vale la pena!), presentatevi all’ingresso con un paio di sneakers. Io avevo i Birkenstock infradito che, ogni quattro passi, restavano impigliati nelle maglie. Potete portare anche i bambini sotto i 3 anni, ma nessuno vi dice che dovete portarveli in braccio: i loro piedini sono troppo piccoli per la rete. Risultato: voi arrivate in fondo sudati come cammelli, ma loro ridono come matti per il divertimento.
P.P.S. Il premio Sborone Expo 2015 va al padiglione del Giappone. Un’ora di percorso guidato (esagerati!) e attese infinite anche per entrare. Niente scorciatoie nemmeno per la stampa. Senza prenotazione non si va da nessuna parte.
Stavo per dimenticare la colonna sonora:
[to be continued]
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