donne cazzute

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    (un)Faithfull: le confidenze troppo poco intime di Marianne

    – “Cosa pensi del fatto che stiamo facendo un film su di te?” – “Non mi piace affatto, ma sarò sincera.” Si apre con questo scambio tra la regista (e attrice) Sandrine Bonnaire e Marianne Faithfull il documentario che ha per titolo il cognome di quest’ultima. A dire il vero apre con lei che recita il primo canto dell’Inferno dantesco, ma questo primo dialogo tra le due ci dice molto della direzione che prenderà la pellicola. Seduta su una sedia, sul sedile di un’automobile o in una poltrona accanto a un caminetto, Marianne potrebbe essere Anna di Confidenze troppo intime (Patrice Leconte, 2004), il film in cui la Bonnaire recita…

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    il cinema e le bugie su Joni Mitchell

    Era un po’ che volevo farlo. Ne sentivo tremendamente il bisogno. “Fare cosa?”, vi starete chiedendo. Raccogliere le scene dei film in cui viene citata Joni Mitchell e raccontare gli stereotipi legati alla sua musica. Lo so, molti di voi probabilmente non sanno nemmeno chi sia Joni Mitchell (mi riferisco a quelli che hanno avuto poco a che fare con la sottoscritta, dato che gli altri sono stati prontamente evangelizzati) (beh, che aspettate? googlatela immediatamente!), ma sono quasi certa che tutti abbiate visto almeno uno dei film che sto per citare qui sotto. Ecco perché non posso permettere che viviate nella menzogna. Schiavi di sceneggiature tendenziose e colme di fake…

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    Tori Amos, l’intervista (quasi) inedita

    La mattina del 12 aprile 2007, in una suite del Principe di Savoia (a Milano), mi ritrovo faccia a faccia con Tori Amos. Parte di quella chiacchierata esce poi sul numero di maggio di GQ. Il grosso però, come spesso accade, rimane in una registrazione che conservo gelosamente. Dato che ormai l’intervista è ampiamente caduta in prescrizione (e soprattutto devo togliere un po’ di polvere da questo blog), direi che è giunto il momento di riproporla in versione integrale. Prima di partire in quarta però, vediamo di inquadrare un po’ meglio quel preciso momento storico. Al cinema, qui da noi, è un periodo di gran bei film: Le vite degli…

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    chiedi chi era Astrid Lindgren

    (Astrid Lindgren, 1952 – Foto: Karl Werner Gullers) Leggevo spesso Pippi Calzelunghe da bambina. Mia figlia va matta per Lotta e per Emil (ce li ha consigliati Francesca di Edufrog). Che li avesse scritti Astrid Lindgren lo sapevo. Chi fosse realmente questa donna, no. Conoscevo poco e nulla della sua vita, dell’indole ribelle, delle battaglie politiche e della sua forza straordinaria. Poi, un paio di settimane fa, al Teatro Franco Parenti ho visto Astrid, un documentario emozionante e davvero ben fatto che mi ha aperto un mondo. Cose che sono rimaste – La sua emancipazione: fu tra le prime ragazze di Vimmerby (sua città natale) a tagliare i capelli corti…

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    donne, motori e donne motrici

    Poco fa, ascoltando in auto un vecchio disco di Prince, l’orecchio mi è cascato su Little Red Corvette. Diciamolo, suona sempre dannatamente bene nello stereo. L’avrò cantata a squarciagola diverse volte, ma senza mai fare particolare attenzione al testo. Oggi invece riflettevo sulla prospettiva ribaltata: il latin lover, colui che seduce e abbandona ignare fanciulle in una quantità spropositata di canzoni (italiane, inglesi, francesi, ostrogote…), questa volta lascia spazio a una donna supercar, con molti cavalli a disposizione. Lei accelera a tal punto che il malcapitato TAFKAP si ritrova a supplicarla: “honey, you got to slow down”. Al di là del fatto che la maggior parte della musica di Prince,…

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    happy birthday, Joni

    Una donna dallo sguardo lucente, profondo e dagli zigomi pronunciati tiene tra le dita una sigaretta accesa. In testa ha un basco morbido che le incornicia il viso, ma il vento riesce comunque a scompigliarle la lunga chioma bionda. Indossa una pelliccia nera che si staglia su uno sfondo bianco latte. Abbasso di poco lo sguardo e mi ritrovo su una highway americana, selvaggia, polverosa e sterminata. Proprio da quella strada (sulla copertina di Hejira, 1976 n.d.r.), parecchi anni fa, è cominciato il mio viaggio nell’universo Joni Mitchell. Da una canzone in particolare: Amelia, che, come la maggior parte dei pezzi di questa Signora della musica, che oggi compie 70…

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    (a dreaded sunny day) so let’s go where we’re happy

    In viaggio verso casa con i Cure nello stereo, dopo l’ultimo saluto tra le lacrime e i sorrisi, sento ancora addosso il calore di Casa. L’ho sentito tra le folate di vento e tra i marmi gelidi e sono certa abbia raggiunto anche te, che con noi hai diviso per tanti anni la stessa porzione di sabbia e lo stesso orizzonte di mare. Ancora un brindisi, Mitty. A quell’estate (dei miei 17 anni) in cui ho comprato Briciole per cercare una chiave d’accesso ai tuoi pensieri. A tutte le volte in cui avrei voluto farti sorridere e non ci sono riuscita. A quelle in cui sono stata superficiale perché non…

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    to live and learn (happy birthday Sylvia Plath)

    “I want to taste and glory in each day, and never be afraid to experience pain; and never shut myself up in a numb core of nonfeeling, or stop questioning and criticizing life and take the easy way out. To learn and think: to think and live; to live and learn: this always, with new insight, new understanding, and new love.” ― Sylvia Plath ON AIR: Sylvia Plath (Ryan Adams) THING TO LOOK AT: Sylvia Plath Documentary

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    il giusto valore (for what it’s worth)

    Joni Mitchell aveva due anni meno di me (34) quando ha scritto Don Juan’s Reckless Daughter. E stasera, mentre tornavo a casa in bici, la canzone eponima mi riempiva orecchie e pancia, colmava di significato ogni respiro, regalava a Milano mille volti diversi. In pratica, sulla mia due ruote, oggi volavo proprio! Poco prima, alla Fnac, avevo visto alcuni dei dischi più belli della signora del canyon nello scaffale special price. Se ne stavano lì intonsi e impolverati con il bollino da 6/9 euro. Per un momento confesso di aver pensato che questa crisi forse un po’ ce la meritiamo. Quand’è che abbiamo smesso di dare il giusto valore alle…