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Disillusioni e certezze musicali

L’Amica (coetanea) si lascia alle spalle un “simpatico” 28enne, dopo aver pronunciato le ultime parole famose: “Non mi fregano più sti ragazzetti. Giuro!”. Salvo poi cascare come una pera cotta davanti alle avanches del 25enne spuntato fuori dal corso di ballo.

Il coinquilino si affaccia alla soglia della mia camera da letto solo per dirmi che non gli è piaciuto per niente l’ultimo pezzo di Lou Reed e che poi nemmeno Berlin, l’album, lo ha mai convinto davvero.

La collega si lascia e si riprende col moroso ai ritmi intermittenti delle luci stroboscopiche. Roba che non riesco più a starle dietro. Manca solo la palla anni 80 e poi mi sento in discoteca.

Scopro ora che le “parole musicali” più cercate su Google dall’Italia sono “tokio hotel”, “tiziano ferro”, “max pezzali” e “laura pausini”. Se salta fuori anche “gli amici di maria de filippi”, giuro che chiedo l’espatrio.

Disillusioni. Certezze che si sgretolano. Come Woody Allen in Manhattan, sdraiata sul divano, registratore alla mano, in un marasma caotico e totalmente instabile, elenco a voce alta i miei punti fermi (musicali almeno).

Mr. Bob Dylan, anche se tutti si lamentano che nei concerti rende sempre più irriconoscibili le sue canzoni. Fa lo stronzetto, ok. Ma, diamine!, lui almeno se lo può permettere. Ha scritto Blonde on Blonde. C’è gente che si permette d’essere stronza per molto meno.

Boxer (The National), l’album migliore dello scorso anno. Lo sto riascoltando stasera e suona ancora dannatamente bene.

The Velvet Underground & Nico e la banana fluo di Andy Warhol. Che dice tutto e ci sta come cacio sui maccheroni. Un disco che non mi stancherò mai di “sbucciare”.

La Rapsodia in blu di Gershwin (tornando ad Allen) mescolata alle immagini in bianco e nero di Manhattan. Amo quella sequenza d’apertura.

Il pianoforte, strumento esaustivo e incredibilmente completo. Io ci ho provato, ma alla mia età mi sa che è troppo tardi per imparare a suonarlo come si deve. Avrei bisogno di un po’ più di costanza e tempo libero.

La chitarra. Forse non sarà all’altezza di un Bösendorfer, ma Foxy Lady al pianoforte non sarebbe stata la stessa.

E per finire mia madre, che da un anno a questa parte ha imparato a usare Messenger. Col discorso musica e disillusioni lei c’entra poco, ma questo non le ha impedito di “disturbarmi” con trilli e messaggini mentre scrivevo questo post.

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